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La separazione tra coniugi ai tempi del #coronavirus

Contenuto a cura
dell'Avv. Isabella Castiglione e dell'Avv. Rodolfo Pacor
Data creazione: 27 Mar 2020
Data ultima modifica: 27 Mar 2020

Tutti noi stiamo vivendo questo drammatico periodo di isolamento, impostoci al fine di salvaguardare la nostra salute e fermare questa epidemiamondiale.

Epidemia mondiale, pandemia, che sta cambiando lentamente e quotidianamente le nostre vite, le nostre abitudini, i nostri pensieri ed inevitabilmente anche i nostri affetti, intesi come legami familiari.

Alcuni sono stati separati dal virus, perché magari per ragioni di lavoro, o per altri motivi, sono stati separati involontariamente dalla situazione e non possono stare insieme: si sentono al telefono, con le videochiamate, con skype o tutto ciò che il progresso digitale e la tecnologia ci consentono.

Per loro è un’occasione di riflettere sul rapporto, rivalutarlo alla luce di ciò che provano a causa della lontananza forzata. Ne riparleranno alla fine di tutto, valutandone la necessaria evoluzione.

Ma ci sono intere famiglie,tradizionali o meno, con e senza figli, qualcuna anche con i nonni, costrette a stare chiuse in casa e convivere in una atmosfera stressata dalle quotidiane brutte notizie e dalle stringenti limitazioni, in spazi spesso ristretti.

A condividere i propri pensieri, costretti a parlare e/o a confrontarsi tutto il giorno, privati del proprio spazio personale, senza poter dire nemmeno.” esco un attimo a comprare le sigarette”….” Esco a prendere una boccata d’aria”.

Quale sarà il risvolto di tutto questo?

Per molti sarà un riscoprirsi di nuovo, un improvviso ed inatteso nuovo innamoramento del proprio partner,dal quale nella frenetica vita che prima si conduceva si era allontanato: una elaborazione delle problematiche eventualmente presenti, e magari la scoperta di una nuova forma di ascolto attivo ed una sana comunicazione.

Per tanti altri non sarà così… Lo stare insieme sarà diventato insopportabile ancora di più in quanto forzato. Ad un certo punto, per mille cause diverse, per insoddisfazione, incomunicabilità, difficoltà a riconoscere l’altro e le sue esigenze o anche solo per banali e futili motivi, si entra in crisi ed in disaccordo, ciascuno facendo prevalere le proprie emozioni personali negative ed il proprio io.

In queste situazioni qualsiasi forma di comunicazione viene interrotta: prevalgono solamente sentimenti di rancore, odio e rabbia, non c’è più un comportamento equilibrato, non si ascoltano più i sentimenti e tantomeno le emozioni dell’altro.

Il conflitto coinvolge due persone che si erano scelte, si sono amate e insieme hanno iniziato un percorso di vita, un progetto che inevitabilmente coinvolge figli, nonni, parenti e spesso anche le amicizie.

Ma a questo nessuno dei due pensa, preso dal proprio ego, dalle emozioni negative, dalla fine della propria pazienza, o anche solo dalla dura presa d’atto e dalla conseguente cocente delusione che l’amore è finito, a volte da tempo.

Tutta la famiglia ed i suoi membri sono legati da forti vincoli affettivi, che in situazioni di crisi e tensione creano inevitabilmente delle fratture nella stessa identità personale dei singoli, tutti egualmente feriti da quanto accade.

 

Tutte queste persone si trovano a vivere una situazione che è evidentemente sfuggita al loro stesso controllo, che le coinvolge tutte, a vario titolo emotivamente, e spesso la conseguenza inevitabile è una separazione.

Gran parte delle separazioni non è il risultato di una volontà concorde ed unanime di entrambi i partner. Più spesso accade che sia uno solo dei due che decide di separarsi, mentre l’altro vorrebbe continuare a lottare per salvare il salvabile, o anche non vuole affatto la separazione in quanto non si è reso conto delle necessità dell’altro, o pur sapendo, non gli aveva dato la giusta importanza.

Ma ormai è tardi, il dado è tratto, il conflitto sfugge di mano e la decisione, spesso irreversibile, viene presa.

Anche se la separazione viene comunemente intesa come evento limite e distruttivo, generalmente è accompagnata da segnali premonitori da parte di uno dei due, o da entrambi, che purtroppo non vengono compresi e accolti dall’altro.

Avere la capacità di accogliere la richiesta di crescita, cambiamento e trasformazione non deve essere inteso per forza in termini negativi, quale sinonimo di distruzione e di lotta con l’altro.

In qualunque separazione, anche se tragica e dolorosa, ci può essere un’opportunità di trasformazione e di crescita.

Per poter crescere, ciascuno deve elaborare la propria sofferenza, fare pace con sé stesso e comprendere di dover costruire una nuova vita. E’ un percorso che necessita di tempo, che varia da persona a persona.

E’ a volte un processo di guarigione da dipendenze affettive, con implicazioni spesso e volentieri dal punto di vista economico, che acuiscono il conflitto ed allungano i tempi di elaborazione.

In presenza di figli, poi, le problematiche si moltiplicano, e necessitano di buon senso ed intelligenza per trovare soluzione. Ai figli è necessario prestare maggiore attenzione, trovare il modo per informarli insieme della fine della relazione, evitando loro di assistere a continue liti e recriminazioni.

E’ però il momento per prendersi del tempo, riflettere e dare il giusto valore alle parole, all’altro, ai sentimenti, all’amore: cercare di parlare, finalmente, spiegarsi e darsi una possibilità se è il caso, e ascoltare il cuore, prima che sia troppo tardi.

Oppure decidere insieme la separazione e trovare una soluzione il più possibile concordata, nel rispetto ciascuno dell’altro, della persona che fino al giorno prima si era convinti di amare, a torto o a ragione.

E soprattutto, quando ci sono figli, pensate a loro, al fatto che seppure si smette di essere coniugi, compagni, partners, si resta genitori.

Tutto passa, e anche questo momento di emergenza passerà, sta a noi far sì che da questa esperienza negativa si esca migliori di come eravamo quando il coronavirus ci ha investito con una violenza inaudita e inaspettata.

 


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